Il secondo bambino. La seconda volta tutto da capo, ma un po' diverso...
Se con il primo figlio ti eri prefissata delle regole immaginate come: io non lo abituerò mai a stare in braccio, non dormirà mai una sola notte nel lettone, mio figlio non farà mai scenate in un negozio oppure, nel caso specifico: gli parlerò solo ed esclusivamente nella mia lingua e così diventerà assolutamente fluente in due lingue, con il secondo sai già che non hai chance.
Non so nemmeno perché circolano le voci (secondo me del tutto irreali) che puoi lasciare a piangere un neonato fino allo sfinimento e non prenderlo in braccio o non farlo mai dormire insieme a te, quando spesso è l’unico modo per riposare, o che proprio il tuo bambino non farà mai una scenata in pubblico che serve a lui e anche a te ad imparare a gestire una situazione nuova. Ma questi sono argomenti di cui si è parlato e si parla molto e sembra ancora che esistano le persone mitiche a cui è riuscito a scampare a queste bellissime sfide genitoriali.
In ogni caso, mantenere sempre la continuità di parlare al tuo bambino in una lingua diversa da quella che lo circonda maggiormente, rimane sempre uno sforzo enorme quasi comparabile alle situazioni che ho appena descritto.
Leggi "I bambini bilingue hanno una marci in più - seconda parte"
L’economicità della lingua ti porta a rispondere in modo più semplice ed immediato alle domande che ti vengono poste. Così se una persona ti chiede una cosa in una lingua che parli bene, perché mai dovresti rispondere in un'altra? Ecco, questa è la maggiore difficoltà per le mamme che vogliono e si credono in dovere di insegnare la propria lingua ai loro bambini bilingue. E vi assicuro che non è facile. Non è facile neanche con il primo bambino, immaginiamo con il secondo. La differenza è sempre la stessa.
Con il primo bambino di solito si hanno più tempo ed energie per pensare a ogni singolo dettaglio, come anche al fatto che gli devi sempre parlare e rispondere nella tua lingua madre. Con il secondo le cose cambiano.
- Con il primo sterilizzi tutto, con il secondo meno.
- Con il primo stiri tutto, con il secondo meno.
- Con il primo segui le indicazioni precise date dal pediatra per lo svezzamento, con il secondo meno.
- Con il primo stai attento al linguaggio, con il secondo meno.
- Con il primo stai attento alla lingua, con il secondo meno.
Ed ecco le prime difficoltà. Inizi a sentirti in colpa, perché ti sembra che al primo bambino avevi dato molto di più rispetto al secondo e ti colpevolizzi per il fatto che il tuo secondo bambino a 3 anni non parla già tutte e due le lingue così meravigliosamente bene come il primo.
I guai iniziano quando anche il tuo primo bambino non collabora con te e inizia a parlare con il fratellino/sorellina piccolo/a solo in lingua principale. Care mamme dei bambini bilingue, tutto questo è normalissimo!
Anche i bambini sono economici quando si tratta del linguaggio. E’ un fatto della nostra natura e ci si può fare poco. L’unico consiglio che mi sento di dare sarebbe di continuare a usare la propria lingua il più possibile, ma la cosa più importante è di non stressare troppo bambini per non creare in loro il rifiuto per la lingua che usano meno. Io, per esempio, leggo le storie, canto le canzoncine e propongo i cartoni e i film per bambini sempre in croato. E loro sono abituate al fatto che con me faranno attività in croato.
Qui, però arriviamo ad un altro problema che mi sento di affrontare. Il problema delle lingue cosiddette rare. Ho sentito spesso anche questo: ma tu che parli bene l’inglese che glielo insegni a fare il croato? Innanzitutto, l’inglese non è la mia lingua madre e per me non sarà mai così naturale parlare inglese o italiano quanto per me è naturale parlare croato. Ed è difficile insegnare in modo naturale a un bambino una lingua che per te stesso non è naturale. Poi, non si sa mai: due lingue è sempre meglio saperle che una sola ed è un’abilità in più che può servire anche in un ipotetico lavoro futuro.
Nel caso del croato, sapere una lingua slava, potrebbe facilitarle a imparare in futuro per esempio il russo. Poi, come farebbero a parlare con i nonni, zii, cuginetti e gli amichetti croati? Ovviamente, questo vale per tutte le lingue, il croato è il mio case study perché in questo caso è la mia lingua madre. Ma mi rendo conto benissimo che non è facile. Per esempio, parlando con una mia amica americana, la cui figlia è bilingue, mi sono resa conto dell’importanza dell’ambiente che ci circonda e stimola le capacità dell’individuo. Per esempio, lei riceve complimenti solo quando le persone che incontra si accorgono che sua figlia parla benissimo anche l’inglese. Nel caso delle lingue rare, non è sempre così e bisogna tenere duro.
Vi do un altro motivo per farlo. Tra altri lavori, insegno anche l’inglese e mi accorgo subito se un bambino conosce un’altra lingua oltre all’italiano. Le ricerche scientifiche dimostrano che
chi conosce due lingue diverse, ha più elasticità nell’impararne una terza.
Per questi bambini ogni oggetto o concetto può già avere due nomi diversi. Allora perché non aggiungerne un terzo? Gli scienziati parlano non solo di nomi diversi, ma, per esempio, anche di fluidità del genere grammaticale degli oggetti o concetti. Così, per esempio, se un bambino parla l’italiano e il tedesco, per lui sarà normale non solo che uno stesso oggetto si possa chiamare sia sedia che Sthul, ma anche che LA sedia può essere femminile e DER Sthul maschile. In questo modo, il bambino ha una visione del mondo più vasta e più aperta ai nuovi concetti.
E per finire, vorrei concludere con un aneddoto su Manuela. E’ nata due anni e un mese dopo Martina. Abbiamo passato tutte le fasi della sindrome del secondogenito, che ho descritto sopra. E fino a poco tempo fa (Manu ha 4,5 anni adesso) ero convinta che anche se mi capiva benissimo, non avrebbe mai parlato bene croato. Ma mi ha sorpreso, come solo bambini lo sanno fare. Mi ero già accorta che con me non voleva usare il croato, ma quando rimaneva con le persone croate che non parlavano italiano, lo usava eccome. Però, la dimostrazione bellissima è stata un video di mia sorella che era rimasta da sola con Manu, dove Manuela giocava con le bambole, era la loro mamma e faceva tutto un monologo dicendo in croato: “Se siete brave, potete fare tutto, ma se non mettete la cameretta in ordine, non guardate i cartoni...”
E’ stato shoccante da due punti di vista: “Ok, ma le mie figlie mi vedono davvero così?” e poi: “Manu parla croato così fluentementeeeeee. Evvivaaaaaaaa!!!!!”
Supermamma Marija Strujić